Il mio compagno è partito e subito dopo ho sentito un
urlo agghiacciante: non ho più alcun dubbio, lì fuori ci aspetta la
fine. Con terrore mi rendo conto che non ho alternative e presto sarà il
mio turno.
Mi scoppiano le tempie e il sangue pulsa forte nelle vene. Sono avvolto
dal buio, anche se questo mi rasserena. Appoggio la testa sulle
ginocchia e cerco di tranquillizzarmi.
In tempi di Pace, prima che il terremoto ci sconvolgesse, la Voce mi
parlava sempre, rassicurandomi per le mie paure. Ci affidavamo a Lei per
tutte le necessità e niente ci faceva mancare. Poi il cataclisma, gli
elementi dell’Universo si sono scatenati, e la Voce è improvvisamente
scomparsa.
Mi domando se ha ancora un senso cercare di contrastare il destino: non
varrebbe forse la pena rassegnarsi, accettando la sorte come una
liberazione?
So bene, però, di mentire a me stesso: ogni parte del mio corpo è
stravolta dal dolore e dal panico, perché in realtà ognuno vorrebbe
prolungare la sua esistenza più possibile, anche quando ha la certezza
della fine imminente.
Prima non era così. La Voce, quando mi parlava, mi confortava
trasmettendomi la certezza di un altro mondo e di un’altra vita di luce
al suo fianco. E sentivo la costante presenza del mio compagno. Ma ora
che sono disperatamente solo, senza più certezze, cosa posso attendermi
dal dopo?
Ecco, tocca a me. Vengo spinto fuori con forza come era accaduto prima a
lui. Il dolore insopportabile. Non avrei mai immaginato qualcosa del
genere. Provo a resistere, ma le mie forze sono nulla contro la potenza
degli elementi. Devo rassegnarmi. La mia attesa è finita.
La morte è dunque un lampo accecante?
*
Un sorriso si stampò sulle labbra dell’ostetrica:
“Complimenti signora, due splendidi gemelli!”
PROVERBIO ZEN Quello che per il bruco è la fine del mondo, per il resto
del mondo è una farfalla. |