Ci capita, in queste giornate autunnali, di girare
per Bologna alla ricerca di qualche angolo nascosto, di un segreto
ancora da scoprire. Inoltrandoci da porta d’Azeglio verso il centro,
appena passato il San Luigi, quando la strada si biforca, ci arrestiamo
sorpresi prima di imboccare via Tagliapietra.
Senza dare nell’occhio, controlliamo la suola delle nostre scarpe.
Pulite. Altri passanti si guardano intorno circospetti, confermandoci di
provare le stesse nostre sensazioni olfattive. Allora controlliamo con
sospetto l’antico muro, le due porticine chiuse, la vecchia saracinesca
sempre serrata: che nasconda attivitā illecite, che so, traffico
clandestino di guano? O che presso la vicina caserma abbiano
reintrodotto la cavalleria? Il mistero si infittisce, ed allora
decidiamo di chiedere chiarimenti all’edicolante, che certo saprā
spiegarci l’origine di tanto profumo. Ed infatti ci svela l’enigma.
Nel 1730 dal Giappone č stata introdotta in Europa una pianta sacra, il
Ginkgo biloba, un vero fossile vivente. Hanno pensato di piantarne due
proprio qui. Questi alberi raggiungono la maturitā sessuale dopo circa
trent’anni, formando fiori maschili in amenti e fiori femminili
all’apice di un peduncolo allungato. La fecondazione č compiuta da
cellule maschili mobili, spermatozoidi. I nostri alberelli hanno
raggiunto la maturitā sessuale ed evidentemente si sono dati da fare. Il
seme maturo, che cade dagli alberi in autunno, pre-enta un rivestimento
esterno carnoso, ed un rivestimento interno legnoso. Sono proprio questi
semi, ci viene spiegato, che odorano di acido butirrico.
Sarā, rispondiamo, ma a noi, scusi l’espressione, sembra puzza di merda. |